lunedì 25 agosto 2014

Abbiamo veramente bisogno, come individui e come specie, di mangiare tutta la carne che consumiamo?




Abbiamo veramente bisogno, come individui e come specie, di mangiare tutta la carne che attualmente consumiamo? Tempo fa ne ho parlato con una persona e abbiamo provato a riflettere sui motivi che hanno portato gli esseri umani ad introdurre le carni nella loro dieta. Siamo partiti dal presupposto evoluzionistica (io pur non essendo darwinista in senso stretto, condivido le teorie evoluzionistiche sulle specie compresa la nostra). Quindi abbiamo riflettuto su come dovevano vivere quei primati che, differenziandosi da tutti gli altri, hanno originato la specie umana. Questa persona sosteneva che forse mangiavano carne perché ci sono scimmie oggi che mangiano larve, insetti...non solo frutta o bacche, radici o quello che è. Vegetali insomma. Perciò anche l'uomo di sé ha un onnivorismo geneticamente determinato. Teniamo conto che quei primati mangiavano pochissima carne, la quale doveva costituire una percentuale minima nella loro dieta. E così anche i primitivi. Al giorno d'oggi l'eccessivo consumo di carni e prodotti di derivazione animale è ritenuto uno dei fattori di sviluppo di alcune patologie cardiovascolari e di altro tipo.  Io dissi che è probabilme che gli uomini siano stati indotti dalla fame a rivolgersi al consumo di carni, vedendo in esse una fonte di sostentamento quando i prodotti che riuscivano a procurarsi dalla terra scarseggivano. Di conseguenza fu l'emergenza alimentare ad indurli a consumare carne e ad incrementarne il consumo. E si svilupparono gli adattamenti fisici, metabolici, necessari alla biotrasformazione della carne. Questa è una possibile storia evolutiva dell'alimentazione umana, almeno per certi popoli. Ma oggi? Abbiamo ancora bisogno di tutto questo? Di metodi di allevamento e macellazione davvero poco in sintonia con la nostra natura e con l'ambiente? Se riusciremo gradualmente ad affrancarci dai modelli attuali per adottarne altri più sostenibili, penso sarebbe meglio. Il cambiamento non potrà avvenire da un giorno all'altro, ma gradualmente potremmo riuscire a fare a meno, o ridurre molto, quello che non ci è necessario e puntare su altre risorse. Nello Stato della California e in alcuni altri è vietata la macellazione dei cavalli. Altri stati l'hanno recentemente autorizzata sucitando aspre polemiche nell'opinione pubblica. Da noi è vietato macellare i cani. Ma chi lo ha deciso che un cane vale di più di un cavallo? Ha poi senso dire: "io non rompo le scatole a te se decidi di non mangiare carne, o di non mangiare i cavalli, quindi tu non romperle a me". No, non ha senso, perché il diritto a fare ciò che si vuole si da solo nei casi in cui non si porti danno ad altri e all'ambiente. La pensiate in un modo o in un altro circa l'evoluzione umana, noi, come specie stiamo prevaricando. E se non la smettiamo di vedere in ogni cosa un possibile oggetto di consumo e di sfruttamento, finiremo per oggettivare e mercificare non solo le bestie, ma anche il prossimo. Ci sono state, in passato, lotte per i diritti umani molto importanti. E' stata abolita la schiavitù, sono state fatte leggi per la tutela dell'infanzia e anche leggi per la tutela dell'ambiente e delle specie. La riduzione del consumo di carni, degli allevamenti intensivi e dello sfruttamento in generale, va in questo senso, di questa mentalità che vede nell'ambiente e nelle creature qualcosa di prezioso, non semplici oggetti e beni di consumo. L'aumento della popolazione in certe zone del mondo, e quindi della popolazione globale, potrebbe mettere in crisi i piani di sviluppo ecosostenibile, ma questo non giustificherà un eventuale sfruttamento massivo e irrazionale delle risorse del pianeta.