lunedì 29 giugno 2015

La carità cristiana non è filantropia; il cristianesimo non è una filosofia umana, non è un pensiero umanista, bensì l'elaborazione complessa di una serie di informazioni rivelate di origine non umana e non terrestre.

Ultimamente ricevo email da persone che (chiedendo finanziamenti) sostengono di aderire ad una...diciamo "corrente filosofica" (o ideologica, se preferite) che chiamano "umanesimo cristiano".

In filosofia, l'umanesimo cristiano era una corrente del XVI secolo, uno degli esponenti fu Erasmo da Rotterdam che cercò di conciliare i principi dell'umanesimo con quelli del cristianesimo. L'uomo era posto al centro della Chiesa e veniva privilegiato l'individualismo (a detrimento del servizio agli altri nella comunità) e il rapporto esclusivamente personale ed individuale con Dio. In seguito il discorso fu ripreso ed estremizzato da Zwingli.

Il Cattolicesimo inizialmente dimostrò ostilità nei confronti dell'umanesimo associato all'aggettivo cristiano, a parer mio, con ragione
.
Sono passati secoli, molte istanze sociali sono cambiate da allora...tuttavia continuo a pensare che la Chiesa dovrebbe continuare a guardare con diffidenza e prudenza a questa "rinascita" umanista cui si sta assistendo al presente.

Pertanto non trovo illogico affermare che le filosofie laiche dell'umanesimo NON sono conciliabili con il cristianesimo (o lo sono molto poco e in maniera pariziale).
Il cristianesimo sebbene storicamente collocabile nella sua origine e nei suoi sviluppi, trae origine da un'esperienza di natura soprasensibile, mistica, soprannaturale con carattere di rivelazione.

E' scritto infatti (Lettera di S. Paolo ai Gàlati): " Fratelli, vi dichiaro che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo".

L'umanesimo è invece intriso di pensiero del tutto umano, per lo più influenzato dal contesto storico e temporale, con i suoi problemi e i suoi vanti, e dalle esigenze dell'economia e della politica.
 Nel cristianesimo autentico, il centro è Cristo, non è l'uomo. L'uomo cristiano è chiamato ad aderire ad un modello che lo trascende e che trascende le sue facoltà naturali: se ne deduce che la stessa "carità" che è perno del messaggio evangelico è un carisma (dono) dello Spirito Santo, non riguarda le facoltà della creatura intese in senso affettivo e non va scambiata con nessun tipo di filantropia, ideologia di uguaglianza, socialismo che sia, né buoni sentimenti.
Secondo me il rischio di permettere un cristianesimo spiritualmente tiepido, ma inquinato di filosofie umaniste e antropocentriche è proprio quello di perdere il concetto di "centralità di Cristo" e di soprannaturalità della Rivelazione, per mettere al centro del discorso l'uomo che per sua natura corrotta e mortale è incapace di salvare sé stesso come è incapace di salvare gli altri.

Va da sé che perdere di vista Cristo, fulcro della predicazione, senza il quale non c'è salvezza per le Anime, e mettere al suo posto una filosofia antropocentrica o dei diritti umani è di fatto cosa anti-cristiana. Ma dei "diritti di Dio e del Suo Cristo" non parla mai nessuno??
L'uomo che presume di essere centrale nell'opera creativa senza però essere anzitutto un.....Santo, finirà col commettere un peccato di superbia parzialmente simile a quello che la tradizione attribuisce all'arcangelo che volle un ruolo che non poteva avere e che non poteva gestire...

Per i cristiani (nel senso etimologico e spirituale), non c'è nessun bisogno di un'ulteriore (ennesima) filosofia umanistica, perché è già scritto:
"amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22, 37-40).

Non c'è bisogno che qualcuno venga a parlare di filantropia, perché la carità verso il prossimo e le creature è altra cosa, ed è scritto anche:
"questo è il disegno del Padre: ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. In lui siamo stati fatti anche eredi."

Questo spiega di come l'uomo solo in Cristo può diventare erede della salvezza e partecipare della Gloria che è di Cristo, come pure in funzione di Lui sono le cose create, quelle extra-terrene e anche il Creato terrestre di cui l'uomo non è proprietario.

Quanti promuovono l'antropocentrismo nel creato sono di fatto "ladri e usurpatori" di quello che non appartiene a loro, che non sussiste certo per loro merito e bravura, ma che esiste in vista di Cristo glorioso, dei salvati di ogni tempo, luogo e nazione, dei giusti e dei santi che parteciperanno della Sua Gloria.
Ed è scritto ancora: "E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio."

Allora i cristiani "non predicano l'uomo" fine a sé stesso: i cristiani predicano Cristo!

Non vedo l'utilità di un "umanesimo cristiano", anzi mi sento sempre più ostile a qualsiasi filosofia umanista, antropocentrica e filantropica, chiamarla "cristiana" mi pare francamente una nota stonata.

Il cristianesimo è cristianesimo è basta, non è "roba umana" perché si basa su una rivelazione di origine ultrarerrena. Questo per chi crede.

Non ha infatti senso dire di credere che qualcosa sia stato rivelato (con origine ultraterrena e trascendente), e poi aderire ad una corrente di pensiero filosofica che è solo umana e che soffoca la centralità della rivelazione.

Cari "umanari", cristiani o meno che vi diciate, questo è da parte solo mia, e ve lo dico "con il cuore": andate a quel paese, che non salvate nessuno, che siete pieni di ipocrisia e di buonismi, pronti a chiedere diritti e uguaglianze... tutte "diavolerie" le vostre, perché sono ideologie prive di giustizia, di ordine e senza l'umiltà della responsabilità e del dovere.

Voi umanari "dell'amore libero", del "pacifismo" con la bandiera arcobaleno, quelli sempre pronti a riempirvi la bocca di parole come: "siamo tutti uguali", e poi "fratello", "libertà", "accoglienza", ma avete sbattuto fuori Chi era stato mandato a parlare veramente di libertà, di fratellanza e di amore.

Io questo post l'ho scritto per i miei amici e amiche cristiani/e.
In nessun modo intendo imporre la mia opinione o visione delle cose, né tantomeno un credo personale: ho scritto questo per definire concettualmente quelle che a parer mio sono alcune delle differenze basilari tra i principi dell'umanesimo filosofico per come si era sviluppato negli ambienti laici e razionalisti dei secoli che furono, e quelli del cristianesimo, sottlineando la quasi inconciliabilità tra loro (e il fallimento del protestantesimo che tentò la conciliazione).

E sottlineando sopratutto il fatto che i cristiani sono chiamati all'esercizio della Carità evangelica e alla predicazione di Cristo, non alla filantropia e all'esaltazione dell'uomo (o dei suoi presunti...ehm...diritti...).

Ecco alcune delle risposte che ho ricevuto a questo post:

 "Il "pericolo", secondo me, non è tanto il fatto che qualcuno (ingenuamente) scambi per cristianesimo quella che è tutta una serie di patetica esaltazione umanistica, ma che questo si faccia strada nella Chiesa, per cui ci ritroveremo, per esempio, con missionari che anziché parlare di Cristo in senso soteriologico (cioè finalizzato alla salvezza delle Anime), si limiteranno a pacche sulle spalle, a grandi promesse di amore senza mai il richiamo al dovere e alla responsabilità, alla conversione cioè, quindi senza la giustizia: cristiani e missionari stolti perché amano gli uomini (??) ma odiano le loro Anime, cioè non prendono in considerazione la logica del Cielo, dell'elevazione di coscienza e della salvezza delle Anime, ma stanno solo lì a fare "vita sociale", con una benevolenza forzatamente allegra e affettuosa, nient'altro." (M.G.A.R.)

"Erasmo da Rotterdam è una figura piuttosto complessa e non è questo il luogo per parlarne, per sintetizzare diciamo che se la sua opera ebbe un senso e una vasta risonanza ai suoi tempi (tant'è vero che gli venne anche offerto dal papa il cappello cardinalizio, che rifiutò.) in seguito, ad una successiva analisi alcuni dei suoi libri vennero messi all'indice.
Le osservazioni che fai tu collimano con le osservazioni della Chiesa di allora e penso con la Chiesa di tutti i tempi. E soprattutto oggi che la cultura umanistica rischia di essere appiattita su di un’unica dimensione tecnicoscientifica, bisogna fare molta attenzione alla nuova dimensione umana a cui stiamo andando incontro.. Insomma cultura umanistica sì ma alla luce del vangelo. Non un umanesimo fine a se stesso. O peggio ancora un Cristo strumentalizzato per "fini umani"." (A.D.)


Rispondo a A.D.: "Sì, certo, hai ragione, Erasmo Da Rotterdam fu una figura complessa, ma era un nome che ho dovuto citare per cenno storiografico, lui va contestualizzato nel suo tempo. Parliamo di questi nostri tempi piuttosto. A cosa serve ad un cristiano "la visione umanistica", quando ha, come tu pure la definisci, "la luce del vangelo"? La nostra esperienza di persone umane, per il cristiano (ovviamente uno è libero di esserlo come non esserlo) è vissuta in una logica che se ci pensi, non è umana perché è comunque trascendente: ha origine oltreumana ma poi si cala nella dimensione umana, e nella persona del Cristo (del Dio che si fa uomo). Per questo non vedo alcuna necessità "dell'umanesimo", né di quello materialista e tecnicoscientifico cui accenni, né in umanesimi di altro tipo. Non ha senso dirsi "umanisti cristiani", ma solo cristiani, che c'è da aggiungere? Il resto (l'impianto morale per es.) è deducibile (da Cristo) e riconducibile (in Cristo - non "nel vangelo in senso etico", ma proprio - teologia seguendo - nella persona stessa di Cristo): non vedo neppure per quale motivo la Chiesa dovrebbe prendere in considerazione l'umanesimo cristiano quando c'è Cristo centrale e c'è il cristianesimo a proporre modelli sia etico-morali che conseguentemente sociali, famigliari, ma anche e sopratutto spirituali, ed è questo che intendevo dire: che credere qualcosa che ci trascende e lasciare che questo orienti almeno in parte le scelte della vita NON equivale affatto a seguire "una filosofia", né un pensiero che sia meramente etico (per quanto eccelso), perché la base del cristianesimo è spirituale, mistica, soprasensibile, e a carattere di rivelazione, non è intellettuale e morale, quelle sono tutte cose che vengono come conseguenza, ma non come origine, né come meta. Se...se si dovesse togliere al cristianesimo la sua natura trascendente (spirituale, mistica, come vuoi chiamarla) e ridurlo ad una bella questione etica e sociale tra persone, se si dovesse vedere il Cristo come "modello di uomo" (ma solo di uomo, elevato quanto vuoi, ma solo "uomo eticissimo"), allora in tal caso avremmo vanificato la stessa sua "missione"... a volte sospetto l'umanesimo cristiano di voler subdolamente fare del Cristo "un uomo irreprensibile, un altissimo modello morale", privandolo però della natura anche divina, privando le Anime del beneficio salvifico che deriva dalla sua incarnazione, dalla sua vita e dalla sua morte (e dalla sua resurrezione: ovviamente sei liberissima di non crederci affatto, io sto sponendo dei puri concetti, le tue convinzioni non pretendo neppure di conoscerle)."

 "Sono completamente d'accordo con te, anche perchè la valorizzazione della persona umana a 360° è implicita nel cristianesimo, non è un'etichetta da appiccicare all'esterno!!!!" (A.D.)

Rispondo: "Ecco appunto. E questa valorizzazione della persona umana di cui tu parli è quella dei santi. La persona umana è valorizzata allorché ritrova e vive la relazione con Dio, mediante il Cristo, nella grazia e verso la santità. Certo che questo implica una coerenza nel comportamento al di là del puro atto di fede. E quindi entriamo nel discorso etico, cioè di comportamento, ma che ha origine dalla Grazia che ci viene data in quanto persone-Anime (consapevoli o meno che siamo di esserlo), che ci precede persino, e non deriva da una filosofia del pensiero umano, per quanto ve ne siano di notevoli (pensiamo per es. a quanto elaborato nel pensiero orientale...). Non a caso, per i cristiani, S. Paolo faceva notare che: " il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. " (lettera ai Galati). Per quanto mi riguarda, avrei potuto leggermi pile di libri, fare dei viaggi e poi scegliere il modello etico che più mi piaceva. Ma quando ho "sentito" che qualcosa era stato rivelato e non proveniva dagli uomini, allora me ne sono interessata subito, perché ho pensato che era come poter ricevere "una luce maggiore" e soprattutto più efficace di quelle, seppur splendide, che già avevo a disposizione (che non ho rinnegato ma che ho ri-letto nella logica della rivelazione..."


three, two, one...ideologia del gender...uff...!!

Oggi al lavoro una mi viene a dire che l'anno prossimo vigilerà su quello che fanno fare a scuola a sua figlia: a settembre, la bambina andrà in quinta elementare e sono previsti alcuni incontri di educazione all'affettività e alla sessualità.
- Che non me la facciano andare a scuola vestita da maschio con i bambini vestiti da femmina -.
E io: - Maddai, ma vuoi che facciano 'ste cose, vestire i bambini da femmina a scuola?! -.
- Sì - mi risponde lei - e poi indirizzano i bambini vestiti da femmine verso altri bambini rimasti con i loro vestiti e verso le bambine vestite da maschio, per vedere cosa ne pensano di questi accoppiamenti ... -.
Io personalmente non credo che faranno questi esperimenti nelle scuole, perché di esperimenti si tratta, sono esperimenti sociali che riguardano le convenzioni acquisite, le pulsioni innate, l'identità di genere ecc...
"si ma vedi," prosegue la tipa" ...finché erano esperimenti condotti da psicologi e sociologi in ambiente controllato, forse era accettabile, se invece vengono inseriti nei programmi delle elementari per indurre i piccoli a pensare che possono essere "femmine con il pene e maschi con la vagina, anziché semplicemente dei bambini e delle bambine di 10, 11 anni" o che uomo-donna è la stessa cosa di uomo-uomo e di donna-donna
(questo è il linguaggio che usano con i bambini)."

Ricordo tempo fa il titolo di un libro che ebbe un discreto successo, era Debunking Myths About Sexual Fluidity di Lisa Diamond (che parlava più che altro dell'orientamento sessuale e della sessualità femminile adulta).

Secondo l'autrice: "Sexual fluidity is a fairly simple concept: people’s sexual responses are not set in stone, and can change over time, often depending on the immediate situation they’re in. For example, if someone identifies as heterosexual but then finds themself in an environment with only people of the same gender, they might feel increased sexual/romantic attraction to those same-gender partners. Like any other social trait, sexual preferences, attitudes, behaviors, and identity can be flexible to some degree."

"la fluidità sessuale è un concetto piuttosto semplice: la risposta sessuale delle persone non è incisa nella pietra, ma può variare nel tempo, spesso a seconda della situazione contingente. Per esempio, se qualcuno ritiene di essere eterosessuale ma poi si ritrova costretto in un posto dove ci sono solamente persone del suo stesso sesso, potrebbe provare attrazione sessuale/romantica per alcune di quelle persone. Come ogni altro tratto sociale, le preferenze sessuali, le tendenze, il comportamento e l'identità possono risultare flessibili, entro un certo limite" (lla traduzione è mia).

Sì, MA questo libro parla della sessualità di persone che sono adulte e con personalità strutturate, non di proporre un qualche tipo di "sexual fluidity" a dei bambini delle elementari. Inoltre, l'autrice specifica che nello studio che stava esaminando c'erano persone eterosessuali che sviluppavano tendenze omosessuali allorché si trovavano costrette a stare solo con persone del loro stesso sesso. A volte capita tra i carcercati, tra i soldati, tra i religiosi, non è una novità, uomini o donne che siano, perché è il tipo di ambiente e di vita, come precisa l'autrice, che determina l'instaurarsi, o slatentizzarsi, di tendenze omosessuali che prima non avevano ragione di manifestarsi. Per l'autrice, le preferenze e le tendenze sessuali sono influenzate dall'ambiente e sono in funzione dell'ambiente. Il resto invece è solo ideologia, e propinarla a bambini delle elementari mi pare, se ciò dovesse avvenire, un'aberrazione.

Ecco alcune delle risposte private che ho ricevuto a questo post:

"È' con grande sofferenza che vivo l'allarmismo che la rete mette nelle famiglie con un 'interpretazione del tutto arbitraria di certi aberranti articoli...ne fanno anche un caso politico...poi oggi tutti possono scrivere in rete e persone non ben informate ci credono ciecamente" (R.S.)

Risposta mia: beh, anche secondo me c'è una qualche dose di allarmismo in tutto questo...una mamma di famiglia legge, si spaventa e quasi rischia di non fidarsi più a mandare la bimba o il bimbo a scuola...e c'è pure, forse, un qualche tipo di strumentalizzazione degli studi sulla sessualità umana e degli studi di genere che erano stati condotti negli ambienti scientifici e che non dovevano diventare materiale finalizzato ad alimentare una ideologia. Che poi internet sia una giungla dove chiunque può mettersi a scrivere cose intelligenti o cavolate, è un altro dato di fatto, a quanto pare, speriamo nel discernimento e che non  ne scriva io pure, di baggianate...


"Chissà come abbiamo fatto nei millenni a generarci sino ad ora..." (A.G.)

Risposta mia: mediante riproduzione sessuata finalizzata alla fusione di due gameti e alla formazione di un nuovo individuo che riceve metà del suo corredo genetico da parte materna e l'altra metà da parte paterna. Quindi mediante un incontro eterosessuale, avvenga esso tra individui di sesso opposto o con fecondazione artificialeA parte questo, volendo cogliere la sfumatura ironica del commento che non era una domanda indiretta, ho risposto che il sesso biologico è determinato a livello genetico e poi si manifesta nei caratteri sessuali primari e secondari (in assenza ovviamente di anomalie o patologie). L'identità di genere invece è un'altra cosa, e inerisce all'adesione della persona a modelli definiti socialmente come maschili o femmini o validi per entrambi, cioè "come una persona si sente" nei confronti del suo identificarsi con modelli maschili oppure femminili, del suo pensare a sé stesso come maschio oppure come femmina. 

Tuttavia (opinione mia), come possiamo ritenere possibile "sganciare" completamente l'identità di genere assunta da una persona dal dato biologico? E' necessario (necessario nel senso che non possiammo fare altrimenti) tenere conto del fatto che noi esseri della specie umana siano enti naturali sessuati. Questa nostra natura non è qualcosa da cui è possibile essere esentati. Pertanto, mi chiedo francamente quanto senso abbia che un individuo umano rivendichi una totale libertà di tipo intellettuale e morale di essere considerato maschio oppure femmina oppure entrambi oppure nessuno a prescindere da quello che la natura "ha determinato" e scritto nel suo DNA, e da quello che si manifesta di conseguenza nel corpo fisico. Può un essere umano "essere liberato" finché vive dalle determinazioni e dai limiti imposti dalla natura terrena, materiale, animale se vogliamo, biologica, che ci riguarda? Siamo sicuri che una eventuale divergenza non dico dagli stereotipi del gender, che sono altra cosa ancora, ma proprio tra sesso biologico e identità di genere (indipendentemente dall'orientamento sessuale che è influenzato da molti altri fattori anche temporanei) sia da considerarsi una "espressione del libero arbitrio" umano? Secondo me no, neppure con un atto volitivo, razionale ed intellettuale. "Non sumus angeli"...