Il volontariato "di strada" è un tipo di attività dove i volontari girano per la città allo scopo di incontrare persone emarginate (senzatetto, tossicomani, prostitute) per offrire loro, a seconda di come è impostata l'attività, aiuto materiale, psicoaffettivo, un messaggio affettuoso, etico e/o spirituale o tutte queste cose insieme. Per offrire relazione e un punto di riferimento disinteressato, senza giudicare, senza però neppure la promessa di "avere una soluzione o una risposta" ai loro problemi, ai problemi che hanno condotto alcune persone a vivere per strada o a vendere il loro corpo sul marciapiede.
Ecco
la storia del mio incontro con la prostituta Kat, che di gatto (cat) a
dire il vero ha il fascino degli occhi. Occhi da gatta, sì, di un
azzurro-verde molto chiaro, forse persino "troppo" chiaro, in un volto
abbronzato incorniciato da un caschetto di capelli dritti, corti, tinti
di nero. Kat ha 35 anni e si prostituisce quasi ogni sera, per tre o
quattro ore, presso un distributore di benzina. E' libera (a noi almeno
dice: "io il pappone non ce l'ho, piuttosto me ne vado") e parla
benissimo in italiano. Vive in Italia da diversi anni e ha svolto vari
lavori, cameriera e badante. Ogni tanto trova lavoro come assistente
domestica per persone anziane (badante, appunto) e poi "arrotonda" con
il marciapiede.
"Più soldi riesco a guadagnare, meglio è", ci
dice, "perché ne do a mio marito per pagare la rata del mutuo della
casa, e per la bambina, visto che lo stipendio di mio marito è troppo
basso". La casa in Romania è in un quartiere dove gli immobili sono a
buon prezzo, infatti costava 40'000 euro, ma ora a Kat e a suo marito ne
mancano soltanto circa 7'000 per finire di pagarla. Il marito di Kat fa
un lavoro manuale, pesante, e ogni tanto beve. "Come la maggior parte
degli uomini in Romania" dice Kat, "ma non beve troppo, insomma, può
andare. La cosa importante è che lavori e lui lo fa, e ci tiene alla
bambina".
La bambina di Kat ha compiuto otto anni e lei ha
lasciato l'Italia apposta per andare a festeggiare il compleanno. "Ogni
anno torno a casa per il suo compleanno, è il mio regalo per lei e per
la mia famiglia". Il compleanno era il mese scorso, e lo hanno
festeggiato all'aperto, in costume da bagno, lanciandosi gavettoni. Con
loro c'è anche la nonna della bambina, cioè la mamma di Kat. Ha circa 55
anni ed è molto dinamica. Si occupa lei della bambina mentre il marito di
Kat pensa a lavorare.
Nelle foto del compleanno c'è anche lui,
un uomo robusto, direi quasi grassoccio, in un costume da bagno
striminzito, che ride con la bambina in braccio. La bambina ride anche
lei, nella foto ha le braccia aperte, come in volo, come un aereo o un
angelo.
Kat si commuove mentre ci mostra le foto sul display del
telefonino. "Un giorno tornerò a casa per restare" dice, tirando su con
il naso. "Ancora poco, poi me ne vado via da qui".
- La tua
famiglia lo sa che sei qui? - chiede una volontaria. Kat intuisce a cosa
si riferisce: - No, loro sanno che assisto gli anziani, ma
quest'altro...lavoro...no, non sanno niente -. Kat quando ci vede
arrivare si tira giù l'orlo del vestito cercando di conquistare due o
tre centimentri a coprire le sue lunghe gambe nude. Lo fa senza
rendersene pienamente conto, istintivamente quando parla con persone che
non sono "clienti". I tacchi vertiginosi delle scarpe che indossa la
fanno sembrare altissima, statuaria, e i colori accesi del suo abitino
succinto, insieme al trucco e al colore strabiliante dei suoi occhi la
renderebbero adatta alla parte di una "replicante", gli esseri umani
artificiali del film Blade Runner. Ma noi non siamo cacciatori di
replicanti, noi "andiamo a caccia" di queste donne ai margini, giusto
per offrire loro un punto di riferimento relazionale e affettivo in caso
di necessità. Un messaggio affettuoso, spirituale, amicale, sapere che
hanno qualcuno su cui possono contare...non si sa mai...dopotutto
starsene lì le espone ad un rischio, non sanno mai che tipo di uomo può
accostare la sua automobile e farle salire accanto a lui. E poi, a loro
piace che altre donne si interessino di loro. Per noi è importante
questo tipo di solidarietà femminile...
Dopo un po' che guardiamo
le foto di Kat, si ferma un'automobile, una station wagon, e scende un
tizio sulla cinquantina portati bene, se non fosse per la parziale
calvizie che, nel suo caso, è davvero poco estetica.
Kat gli sorride. "che fai?" gli chiede.
- Faccio benzina -. risponde lui, però le strizza l'occhio mentre
infila le banconote nel distributore automatico di carburante.
- Aspetti dieci minuti? - chiede lei, e l'uomo annuisce, calmo.
- E' Max.- bisbiglia Kat verso di noi. - Quello lì mi sa che si è
innamorato di me. Mi aveva anche invitata ai fuochi artificiali lo
scorso ferragosto, e poi anche da qualche altra parte, e paga tutto lui.
L'altra sera è arrivato con dei fiori... -.
"Oh, il cliente che si innamora della puttana" penso io "un classico del romanticismo da strada".
Lui, il cliente Max, indossa una camicia bianca e un paio di jeans
stirati con la piega. Dopo avere fatto benzina, si siede in macchina e
aspetta, tenendo lo sportello aperto. Vuole ascoltarci.
- Dai,
facciamo una preghiera tra di noi - esclama Kat, e ci prendiamo per mano
formando una specie di cerchio tra donne. C'è un volontario uomo tra
noi, ma sta in disparte perché le ragazze come Kat non accettano una
presenza maschile nel cerchio affettivo delle amiche, dell'amore
disinteressato delle donne per le donne.
Kat è cristiana
ortodossa e a volte penso che se avessi una fede come la sua e come
quella di molte ragazze come lei, davvero sposterei le montagne. Beh,
almeno il distributore di benzina. Ma vorrei spostare lei dal
marciapiede solo che Kat si è fissata che deve guadagnare più soldi nel
minor tempo possibile per pagare la casa e andare via dall'Italia. Lei
si mette a pregare in rumeno, a voce alta.
- Per cosa hai pregato? - chiedo io.
- Per il vostro bene! - risponde lei, come se le avessi chiesto una cosa ovvia.
Quelle come Kat, non pregano mai per loro stesse, almeno non quando tengono per mano altre persone.
Max, il cliente innamorato, ci guarda con aria trasognata, aspettando
quieto come un cane che aspetta il suo turno, che aspetta che il padrone
gli porti gli avanzi del suo pasto. Una volta, nonostante il disappunto
di Kat, abbiamo invitato anche Max nel cerchio ma lui ha rifiutato,
timidamente, arrossendo.
- E' un uomo solo - ci dice Kat - vive
solo con sua madre ormai anziana, una buona donna. Lui non ci è mai
riuscito a trovarsi una moglie, una compagna -.
Evidentemente Max ha qualche (serio) problema di relazione, è stato un depresso, un solitario, uno che si sentiva uno sfigato.
Si è davvero innamorato di Kat, un amore senza speranza.
- Ma lui lo sa che tu sei sposata e hai una figlia? - chiede l'altra volontaria.
- Certo che lo sa, io non voglio illudere nessuno -. risponde Kat.
Io la guardo perplessa e guardo Max, sempre lì in auto ad aspettare Kat.
- Oh, ma a quelli come lui va bene così: di corteggiare una che sanno
che non potranno avere mai, così con questo sono tranquilli -.
"come una fiaba che è meravigliosa ma sai che è una fiaba, poi chiudi il
libro e torni alla tua vita".
Così è l'amore per certe persone, come
una romantica avventura senza seguito e senza impegno. E' la loro
scelta, o forse, più probabilmente, non sono in grado di vivere niente
di diverso.
Kat finisce di pregare e si avvicina a Max. Ad un
certo punto un boato squarcia il silenzio della serata. Un incidente
poco distante. Rumori di clacson, luci che si accendono alle finestre
delle case e degli appartamenti che danno sulla strada.
Andiamo
tutti a vedere che è successo. Un'auto ha centrato uno scooter
all'incrocio e c'è qualcuno disteso sull'asfalto, sembra un ragazzo
molto giovane.
Altri automobilisti si fermano e scendono dalle loro vetture.
- Chiameranno loro i soccorsi - dice Max, e di fatti è così, perché
dopo circa dieci, quindici minuti arriva un'ambulanza e arrivano anche i
Carabinieri.
E' tardi per noi , e salutiamo Kat e Max.
- Andiamo... - dice Max cercando di condurre Kat verso la sua auto parcheggiata al distributore.
Kat però è sensibile, materna...guarda i soccorritori mentre caricano
il ferito nell'ambulanza e si mette a piangere come se quel ragazzo
fosse stato figlio suo.