lunedì 8 settembre 2014

Davanti alla stazione ferroviaria

Il volontariato "di strada" è un tipo di attività dove i volontari girano per la città allo scopo di incontrare persone emarginate (senzatetto, tossicomani, prostitute) per offrire loro, a seconda di come è impostata l'attività, aiuto materiale, psicoaffettivo, un messaggio affettuoso, etico e/o spirituale o tutte queste cose insieme. Per offrire relazione e un punto di riferimento disinteressato, senza giudicare, senza però neppure la promessa di "avere una soluzione o una risposta" ai loro problemi, ai problemi che hanno condotto alcune persone a vivere per strada o a vendere il loro corpo sul marciapiede.
 

      Ieri sera rivedo Hassam e un altro tizio di Marrakech (io la scrivo così) finiti non so bene come a bighellonare sul piazzale antistante l'ingresso della stazione ferroviaria. Hassam ride sempre mentre parla...lui non è un "vero marocchino" (sì che lo è, come cittadinanza, non lo è come cultura): lui viene dai territori di confine più estremo del Marocco, il confine verso il resto del continente africano intendo, verso l'entroterra, e discende dalle tribù nomadi del deserto.

- Sai cosa è capitato l'altro giorno? - mi chiede
- No. Che cosa? -
- E' stata rubata una bicicletta qui... -.
- Ah. E allora? Era la tua? - gli chiedo pensandolo per un istante vittima di un furto.
- Sì, la mia, ma per poco...perché dopo averla rubata l'ho rivenduta subito, per venti euro.- Esclama lui con aria trionfante.
- Ti aspetti un complimento?! - gli rispondo guardandolo in modo esageratamente risentito.
- Sì se sono un ladro abile, no perché sono un ladro - risponde lui, e ride di nuovo.
Lo interrogo brevemente, mi interessa tracciare una linea di confine tra il suo senso di prodezza e il suo concetto di giustizia.
- Piantala di giustificarti, Hassam. Rubare è sbagliato e tu ti stai giustificando... - gli dico dopo un po': - fai prima a dirmi che lo hai fatto e basta, perché ti andava di farlo e stop -.
- Ma io lo faccio per comprarmi da mangiare... - dice lui, ma gli brillano gli occhi e si sta divertendo.
- See, da mangiare... - mormoro io e lui scoppia a ridere: - Ha ha ha, e va bene, mi ci sono comprato le sigarette con quei soldi !! -.
- Venti euro andati in fumo allora - dico io e il suo amico di Marrakech ride pure lui, per la prima volta dall'inizio della conversazione.

Hassam è ladro e bugiardo e fa tutto un teatro per mimare l'evento del furto della bici, poi tira fuori dalla tasca dei jeans una monetina da 5 centesimi, dicendo: - Lo vedi? che devo fare io? è tutto quello che ho, sto cercando un'altra bicicletta... -. Poi parlando e gesticolando, la monetina gli cade per terra e perde anche quella. Il suo amico marocchino ride di nuovo.

Si avvicina Hamadou (io lo scrivo così ma non penso sia corretto) che è un uomo molto alto e robusto, scuro di carnagione, con i capelli crespi e la barba un po' lunga ma curata.
Lancia un'occhiataccia ad Hassam che smette immediatamente di gesticolare e ridacchiare per la questione delle bici rubata.
- Io mangio e non sono ladro! - sentenzia Hamadou, mentre il marocchino silenzioso amico di Hassam annuisce solennemente.
- Si può ancora mangiare senza rubare... - commenta Hamadou - ma se vai nel mio Paese, è più facile che fai i miliardi che non trovare un uomo onesto. Ecco perché me ne sto qui e non torno: per non diventare .... -.
- ...un corrotto? - chiedo io
- sì...per non diventare marcio come gli altri che conoscevo lì da dove vengo ... -
- E' molto negativo questo tuo pensiero sul tuo paese e sguli uomini del tuo villaggio - dico ad Hamadou, che mi ha già parlato in lungo e in largo dei problemi di corruzione politica, amministrativa e individuale della zona del Sénégal da cui proviene.
Glielo dico in francese perché a lui piace parlarlo ancora, dice che altrimenti se lo dimentica e inizia a parlare solo in dialetto veneto.

- Eppure ha ragione lui - esclama il marocchino, quello di Marrakech, quello taciturno..
Poi mi prende in disparte: - Tu parli sola con tre uomini - commenta: - ma devi stare attenta, nessuno di noi sarebbe un buon marito -.
Mi trattengo dal ridere perché lui è sinceramente meravigliato che io me ne stia a chiacchierare con disinvoltura con loro tre, uomini e io, donna, che parlo da sola con loro (senza un fidanzato, un fratello o un padre ad accompagnarmi e a sorvegliare la mia sicurezza).

 - Ma io non sono mica venuta qui a cercare marito! -.
 (sentendo la mia risposta, Hassam trattiene a stento una risata e Hamadou gli lancia una seconda occhiataccia).
- Ma se tu un giorno dovessi cercarne uno, segui il mio consiglio - il marocchino mi prende la mano e aggiunge, con la massima serietà - scegli un uomo che abbia un lavoro, una casa, una buona madre e che esca di casa solo per andare al lavoro e vi torni subito dopo, senza andare in cerca di svaghi, distrazioni e vizi nel mondo fuori di casa-.

E' serio come lo sono io su queste cose, nonostante le diversità culturali.
- E mai con un drogato! - dichiara, prima di salutarmi, in arabo per giunta (capisco qualcosa di molto simile alla parola ebraica "shalom").

- Fosse scema a mettersi con un tossico... - dice un'altra donna, avvicinandosi. E' una volontaria anche lei, che segue i tossicomani.
I due marocchini e il senegalese a questo punto iniziano ad inveire contro i drogati, tutti e tre d'accordo almeno su quanto la droga privi una persona di lucidità mentale, potere decisionale e quindi dignità. Conversano di questo tra di loro e io approfitto per andarmene con l'altra volontaria.

- Ti presento una ragazza che conosco da un paio d'anni - mi dice la volontaria.
- Una tossicodipendente? - chiedo io.
- No, lei si prostituisce poco lontano da qui ma questa sera le offriamo qualcosa da bere perché lei è andata nel suo Paese a trovare la sua famiglia ed è ritornata in Italia tutta allegra... ha potuto festeggiare a casa, con suo marito e sua madre, l'ottavo compleanno di sua figlia. -.

La seguo e conosco una donna sui 35 anni, snella, con gli occhi azzurri, che si fa chiamare Kat e che non smette di parlarci della sua famiglia neppure per due minuti consecutivi. E pensare che un suo cliente italiano fisso (poi arriva anche lui) le aveva offerto dei fiori ed era rimasto ad ascoltare la nostra conversazione tenendosi un poco in disparte. Infatti, quell'uomo, si è perdutamente innamorato di lei, di Kat la prostituta che è sposata e ha anche una figlia.

- Ma io non lo illudo, ho famiglia - dice Kat. Ma di questi due scriverò in un altro post.